Prospettive

Gli studi universitari di linguistica e letteratura aprono agli studenti laureati possibilità  professionali varie e diversificate. I punti di forza da far valere nel mondo del lavoro per un laureato in lettere sono certamente da un lato connessi alle competenze tecniche specifiche degli studi effettuati, dall’altro lato connessi alla forma mentis sviluppata attraverso gli studi umanistici.

In questo secondo ambito i laureati in discipline umanistiche si trovano ad avere una duttilità  professionale diversa rispetto a laureati in facoltà  professionalizzanti. Sono infatti numerosi i settori aziendali che ricercano personale con tale formazione, settori quali il marketing, la gestione delle risorse umane, i front office, il project management… settori insomma all’interno dei quali sono fondamentali skills e attitudini metodologiche.

Dice, al proposito, Elio Franzini, presidente della Conferenza nazionale dei presidi della facoltà  di Lettere italiane:

“Il vero plus dei laureati umanistici è l’ampiezza, la flessibilità  della loro preparazione culturale che spesso li porta a migrare da una parte all’altra, da un ruolo all’altro. E questa caratteristica, per le imprese che li assumono si rivela alla lunga un vantaggio competitivo”.

“I nostri laureati [in scienze umane] hanno una grande duttilità, mentale e culturale. Hanno la capacità  di analizzare i problemi grazie alle loro conoscenze teoriche. Sono abili nell’affrontare i problemi, nel prendere decisioni, nel saper cogliere il nucleo problematico di questioni molto articolate. Non a caso, da un confronto da poco concluso con le parti sociali [industria, imprese e sindacati] è emerso che nelle posizioni di vertice, delle grandi imprese così come nella politica, ci sono, per la maggioranza, laureati in discipline umanistiche. Il che è ancor più sorprendente se si tratta di ruoli prettamente tecnici o economici. Come mai? Perché i nostri laureati hanno il pregio di poter apprendere senza dogmatismi, di poter maturare una conoscenza non schematizzata. In poche parole sono più flessibili. E poi, forse, leggono più libri”. (*)

Nella società  dell’informazione, insomma, conoscere e saper lavorare sui meccanismi basilari della comunicazione e sulle dinamiche di costruzione del discorso diventa una ricchezza eccezionale.

Assai imprevedibile può dunque essere la carriera professionale di un laureato in lettere, e anche lontana dai “tradizionali” sbocchi, quali l’insegnamento delle lingue e delle letterature studiate, l’editoria, il giornalismo, la pubblicistica, la comunicazione radiofonica e televisiva, il settore delle traduzioni sia letterarie che professionali e delle consulenze linguistiche, il turismo, la cooperazione internazionale, la consulenza e la divulgazione culturale…

Naturalmente uno sbocco “fisiologico” degli studi universitari è anche la carriera accademica. Il percorso accademico prevede, al termine dello studio di Master, prima un dottorato di ricerca e poi la collaborazione con strutture universitarie o di ricerca attraverso progetti di ricerca o post-dottorati e, infine, l’inserimento nel corpo accademico docente.

 

(*) [dal sito AlmaLaurea (Consorzio di Atenei Italiani con il sostegno del Ministero dell'Istruzione, dell'Università  e della Ricerca); intervista a E. Franzini pubblicata il 21 Luglio 2008]